Cos’ è il radon?

Il radon è un gas radioattivo nobile presente in natura, il cui isotopo più importante è il radon-222 con un tempo di dimezzamento di 3,82 giorni. Si tratta di un isotopo della serie degli elementi derivati dal decadimento dell’uranio-238 e la sua presenza nell’ambiente è sovente connessa a quella di tracce del suo parente prossimo, vale a dire il radio-226, nelle rocce e nel terreno.

Poiché si tratta di un gas inerte, si può muovere  liberamente attraverso un materiale poroso come il terreno.
Quando i pori sono saturi d’acqua, come nel caso del terreno e delle rocce sotto il livello della falda freatica, il radon si dissolve nell’acqua e viene da essa trasportato. Il terreno saturo d’acqua con una porosità del 20% e una concentrazione di radio di 40 Bq/kg, che costituisce la media mondiale della crosta terrestre comporta, in situazione di equilibrio, una concentrazione di radon nell’acqua freatica dell’ordine di 50 Bq/l.

Quindi 

  • è un gas radioattivo naturale, prodotto dal decadimento dell’uranio contenuto, in quantità variabile, nella crosta terrestre sin dalle origini della terra;
  • proviene da minerali presenti nel terreno e nelle rocce, e può entrare nelle abitazioni;
  • si mescola con l’aria e sale in superficie dov’è rapidamente è diluito nell’atmosfera. La sua concentrazione nell’atmosfera è quindi molto bassa, ma, quando penetra negli ambienti chiusi, tende ad aumentare, perché vi si accumula;
  • la principale fonte di immissione nell’ambiente è il suolo, unitamente ad alcuni materiali di costruzione, ed in qualche caso, all’acqua.

I suoi effetti

– nel processo di decadimento radioattivo, il gas Radon si trasforma in particelle solide, anch’esse radioattive comunemente chiamate “figli del Radon”.

– le stesse, aderiscono al pulviscolo sospeso nell’aria ( polvere, fumi, vapore ), e formando un aerosol radioattivo che, viene respirato.

– I tessuti polmonari, a contatto con i “figli del Radon”, vengono così danneggiati dalle particelle radioattive.

– Tale esposizione, accresce, il rischio di contrarre il tumore ai polmoni, che, non può distinguersi da quello causato, dal fumo di sigaretta.

– Dati recenti hanno dimostrato come nelle zone dove la popolazione è esposta ad elevate concentrazioni di Radon, i soggetti fumatori hanno una probabilità 10 volte superiore rispetto ai soggetti non fumatori.

– Quindi un maggiore “rischio individuale”, diretto a chi è maggiormente esposto a concentrazioni più elevate, con il conseguente aumento da 10 o 100 volte delle probabilità di acquisire la malattia.

Recenti stime, sull’incidenza di tumori polmonari imputabili al Radon, indicano, per l’Italia, un numero di circa 4500 casi ogni anno, con una variabilità, dovuta all’incertezza dei metodi di valutazione, compresa tra circa 2000 e 7000 casi.

Come accede negli ambienti?

>Il Radon, emesso dal suolo, all’aperto, viene disperso a concentrazioni generalmente basse, mentre negli ambienti chiusi, a causa della sua “ pesantezza molecolare “ ( otto volte più dell’aria ) i suoi livelli sono sempre più elevati;

>Si può accumulare, all’interno di ambienti chiusi, a causa della differenza di pressione o di temperatura, determinata tra il suolo che, circonda una struttura, ed il suo interno.

>Nelle stagioni rigide, è maggiore a causa della continua ascesa dell’aria calda.

>Oltre che, le caratteristiche geologiche del suolo, le caratteristiche costruttive (permeabilità e delle solette e dei muri), materiali edilizi impiegati, numero di abitanti e abitudini di vita eccetera.

In considerazione del fatto che, sulla base delle caratteristiche dette, è impossibile effettuare una stima attendibile, solo una misurazione fornisce dati sicuri.

Come si misura il radon?

MISURA DELLA CONCENTRAZIONE DI RADON IN ARIA CON DOSIMETRIA PASSIVA AMBIENTI DI LAVORO

La misura della concentrazione del gas radon in aria può essere effettuata con l’ausilio di dosimetri passivi, basati sull’impiego di film o polimeri sensibili alle radiazioni alfa , mediante canestri a carbone attivo o mediante elettreti con analisi del potenziale di scarica.

E’ opportuno, per valutare l’esatto numero di postazioni di misura ed i tempi di esposizione da adottare, effettuare un sopralluogo nei locali da monitorare, in ottemperanza a quanto disposto dal D.Lgs 241/00 e dalle Linee Guida della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome (vedi sezione Normativa).           Le nostre tecniche di misura prevedono l’impiego di dosimetri passivi a tracce nucleari del tipo SSNTD con rivelatore basato su pellicola Kodak LR-115 Type II o CR-39.

Le caratteristiche dei rivelatori a tracce sono:
> semplicità di utilizzo, robustezza e risposta indipendente dalle condizioni ambientali e sono in grado di fornire un valore della concentrazione media di radon su lunghi periodi, da alcuni mesi ad un anno.

I rivelatori, portano inciso un codice univoco numerico ed a barre per poter essere sempre identificati in ogni fase della prova e successivamente archiviati per eventuali controlli.

Il posizionamento e il ritiro dei dosimetri viene di norma effettuato da nostro personale specializzato secondo le Linee Guida citate (disponibili per download nella sezione normativa).

Quindi:

  • a causa dei suoi effetti, non avvertibili dai sensi dell’uomo, e la forte variabilità della sua presenza in un ambiente, solo una misura di lunga durata consente la stima media delle fluttuazioni temporali;
  • la ricerca scientifica ha, quindi, elaborato una metodica di monitoraggio a lungo termine comunemente definita “misura integrata” che, si basa sull’utilizzo di dispositivi passivi (dosimetri passivi);
  • i dosimetri sono in generale costituiti da un supporto/contenitore, dove è posizionato un materiale sensibile al radon;
  • non emettono alcuna sostanza o radiazione e non necessitano di alimentazione elettrica;
  • vengono collocati nell’ambiente da monitorare (sospesi oppure appoggiati su una superficie non esalante quale un mobile, una mensola ecc,) per un periodo di alcuni mesi al termine del quale vengono restituiti al laboratorio per essere analizzati.

Il risultato fornisce la concentrazione media di radon presente nell’ambiente analizzato e relativo al tempo di esposizione ed è espresso in Bequerel al metro cubo (Bq/m3).
Tuttavia in talune circostanze, può risultare utile una misura di breve durata (screening) per una prima verifica delle condizioni di “inquinamento da radon” nei locali di un edificio; si utilizza in questo caso una strumentazione continua portatile.
I Rilevatori Continui sono costituiti da dispositivi elettronici in grado di rilevare e registrare ad intervalli tipicamente orari, la presenza di Radon negli ambienti per alcuni giorni.
I risultati sono piu’ veloci da ottenere, ma il costo per l’analisi e’ piu’ elevato.

I rischi – i valori di soglia – le leggi

I rischi da inquinamento indoor da Gas Radon sono da ascrivere prevalentemente ai prodotti di decadimento che, essendo metalli pesanti tendono a legarsi al particolato aereo; per questo motivo si fa spesso differenza tra rischi per Fumatori e per NON Fumatori. Infatti il particolato aspirato durante il fumo, si lega con particelle attive ed una volta inalato, irradia i polmoni dall’interno dell’organismo provocando effetti di danno biologico maggiori.

L’EPA (Agenzia Americana per l’Ambiente) definisce in 4 pCi/L (leggi 4 picocurie per litro) pari a 148 Bq/mc (leggi Bequerel per metro cubo) il limite oltre il quale e’ consigliabile prevedere tecniche di riduzione del Radon.

In Europa la Comunita’ Europea ha determinato tale soglia in 200 Bq/mc per le nuove costruzioni e 400 Bq/mc per le abitazioni esistenti (Raccomandazione Euratom 143/90). In ogni caso la determinazione Europea non ha forza di Legge e pertanto tali limiti rimangono solo una indicazione consigliata.

Recentemente la pubblicazione del Decreto Legislativo 241/2000 ha introdotto per la prima volta nella legislazione italiana il concetto di radioattivita’ naturale prevedendo valori di soglia solo per gli ambienti di lavoro e gli uffici pubblici.

Gli ambienti residenziali, ai sensi di legge, restano quindi per ora, fuori dal controllo del Decreto; e’ possibile però chiedere il certificato Radon alle Scuole ed al datore di  Lavoro.

Nei luoghi di lavoro Il Decreto Legislativo 81/08 prevede che il datore di  lavoro sia tenuto all’osservanza delle misure generali di tutela per la protezione della salute e della sicurezza dei lavoratori elaborando, tra l’altro, un documento di valutazione dei rischi. Per la protezione dal rischio da radon il D. Lgs. 81/08 prevede che, come per tutte le problematiche connesse alle radiazioni ionizzanti, si faccia riferimento alla normativa specifica (art. 65) e cioe’ al Dlgs 230/95 che per quanto riguarda il Radon e’ stato integrato dal Dlgs 241/2000.

La situazione in italia

Nei primi anni novanta l’Enea e l’Istituto Superiore di Sanita’ hanno condotto, su richiesta della Organizzazione Mondiale della Sanita’, uno screening nazionale per la conoscenza della esposizione media al radon dei cittadini italiani.

Dalla analisi dei dati sulle misure effettuate dalle Istituzioni di Sanita’ Pubblica Europee, risulta evidente come alcuni Paesi con un numero modesto di abitanti, abbia svolto un numero di controlli incomparabilmente piu’ grande.

Ad esempio in Svezia, a fronte di una popolazione di 8.4 milioni di abitanti, il numero di controlli eseguiti e’ di 350.000 cioe’ 1 misura ogni 24 abitanti.Se ne deduce che il valore medio di quel Paese ha una attendibilita’ elevata. In Italia invece il numero di controlli eseguiti e’ solo di 4800 a fronte di una popolazione di 56.8 milioni di abitanti cioe’ pari ad 1 misura ogni 11.800 abitanti (senza contare che alcune regioni non sono state oggetto di controlli). Il risultato e’ che il valore medio del ns. Paese di 77 Bq/m3 e’ solo una indicazione generica e per molti versi fuorviante.

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