Gruppi antincendio – Alimentazioni idriche e Stazioni di pompaggio e pressurizzazione

Descrizione e applicazione

Gruppo pompaggio stazione idricaLe alimentazioni idriche antincendio a servizio degli impianti di spegnimento ad acqua rappresentano sicuramente uno degli aspetti più importanti che un progettista deve considerare in particolare per l’affidabilità richiesta, infatti queste assumono nella moderna tecnologia dei sistemi di sicurezza, il ruolo quasi di infrastruttura di base, essenziale per ogni altra applicazione.

I sistemi di alimentazioni idriche antincendio possono essere realizzate mediante sia reti idriche pubbliche sia reti idriche private.

Una rete pubblica, intesa come una rete che serve un numero di utenze rilevanti, è una rete costituita da una maglia di tubazioni più o meno ramificate, che fanno capo ad una o più sorgenti idriche aventi ciascuna caratteristiche e capacità da accertare.

Nel nostro paese, l’alimentazione dei sistemi antincendio attraverso la rete pubblica è scarsamente utilizzata, a ragione del fatto che la rete pubblica risulta non essere in grado di soddisfare la domanda dell’impianto.

Le alimentazioni idriche servite da reti pubbliche, sono certamente più affidabili e garantiscono una maggiore continuità di erogazione di acqua. Per contro hanno di solito prestazioni più scarse in termini di portata e pressione.

Per alimentazione idrica privata si intende invece un’alimentazione idrica costruita e gestita in proprio, per l’alimentazione esclusiva dei sistemi antincendio, o comune ai sistemi antincendio e alla rete di acqua industriale, che serve uno o più insediamenti sulla base di eventuali accordi di mutuo soccorso.

Questa formula, raramente applicata nel nostro paese, potrebbe consentire significativi vantaggi in termini di investimenti complessivi, specie nelle aree densamente popolate, dove gli insediamenti sono fra loro adiacenti.

Il livello di affidabilità delle reti idriche private rispetto a quelle pubbliche talvolta risulta essere più basso a causa della poca manutenzione e considerazione che nel tempo viene prestata a questo tipo di impianto.

I tipi di alimentazioni antincendio private più caratteristiche sono di tre tipi:

  • Serbatoi idrici elevati;
  • Serbatoi idrici a pressione;
  • Vasche idriche con sistemi di pompaggio.

I serbatoi idrici elevati o a gravità: sono ormai sempre meno frequenti per l’alto costo di realizzazione. È indubbia l’affidabilità; esso infatti non richiede nessuna spinta per l’acqua che raggiunge per effetto della colonna piezometrica pressioni dell’ordine di 4 – 5 Bar e pertanto è esente da interruzioni di erogazione per black out elettrico o per mancato avviamento delle pompe di motori endotermici.

Per questo tipo di impianti di alimentazione sono richiesti gli usuali sistemi accessori quali:

  • Il sistema di reintegro a livello di 1 lpm per ogni metro cubo di capacità;
  • Un bocchello di ventilazione;
  • Un indicatore di livello visibile da terra ed un segnale ottico acustico riportato ad un luogo presidiato;
  • Un sistema di troppo pieno.

I serbatoi idrici a pressione: utilizzano per il loro funzionamento il principio dell’autoclave, nella quale praticamente un cuscino d’aria fornisce la spinta necessaria per garantire la fuoriuscita dell’acqua dal serbatoio. Questo sistema di alimentazione idrica però non risulta essere una soluzione ottimale per un impianto che abbia una richiesta idrica notevole in quanto l’elevata pressione necessaria per garantire le prestazioni di funzionamento comporterebbe l’adozione di serbatoio in lamiera progettato per resistere a pressioni superiori a 8 Bar, del costo di acquisto e di manutenzione molto elevati.

Il serbatoio idrico a pressione è pertanto valido per alimentazioni di impianti di piccole o medie dimensioni e pertanto per la protezione di rischi lievi.

Il tipo più comune di alimentazione idrica antincendio privata, nel nostro paese, è sicuramente il sistema di pompaggio basato su una vasca di accumulo e su una o più unità di pompaggio ad avviamento automatico.

Il sistema di alimentazione idrica con vasche di accumulo e stazione di pompaggio si presenta di grande funzionalità e affidabilità e si può suddividere in due tipologie a secondo della tipologia di riserva idrica utilizzata:

  • Riserva idrica in vasche di accumulo interrate;
  • Riserva idrica in vasche o serbatoi di accumulo fuori terra.

La scelta della vasca di accumulo interrata solitamente è obbligata da motivi di spazio disponibile o di impatto architettonico o ambientale. La vasca di accumulo interrata è realizzata in calcestruzzo armato e gettato in opera. Nel caso di una perdita di tenuta dell’acqua causata dal normale invecchiamento della struttura o da una mancata manutenzione preventiva è possibile recuperare la funzionalità con l’applicazione di speciali guaine in PVC o in PEAD del costo molto limitato.

La copertura anche se non obbligata dalla norma è sempre consigliata per minimizzare i notevoli problemi di pulizia, di formazione di alghe e di sicurezza e comunque la scelta della “piscina” non risolve il problema dell’ingombro di spazio che è come già accennato la ragione principale per la scelta interrata.

Le coperture possono essere realizzate in vari modi ma la soluzione della carrabile resta la migliore e più frequente. Anche per questo tipo di impianto di alimentazione sono richiesti gli usuali sistemi accessori quali:

  • Il sistema di reintegro a livello di 1 lpm per ogni metro cubo di capacità;
  • Due botole di accesso, su lati opposti, per consentire una buona ventilazione in caso di interventi di manutenzione all’interno della vasca;
  • Un indicatore di livello visibile ed un segnale ottico acustico riportato ad un luogo presidiato;
  • Un sistema di troppo pieno.

Nel caso di realizzazione di una riserva idrica fuori terra le possibilità di scelta da parte di un progettista sono molteplici. 

La migliore e più frequente anche per il suo contenuto costo è quella dell’adozione di serbatoi metallici zincati di forma cilindrica. I principali problemi del serbatoio fuori terra sono legati oltre all’impatto architettonico, alla realizzazione di una rete di collegamento con le pompe del gruppo di pompaggio e alla costruzione di un locale adibito ad ospitare le pompe. Altro aspetto non trascurabile è quello relativo alla resistenza meccanica del suolo dove deve essere realizzata la platea di calcestruzzo per collocamento del serbatoio.

Nel caso di realizzazione di una vasca in calcestruzzo fuori terra è possibile utilizzare manufatti prefabbricati che, oltre all’economicità, consentono una grande semplicità di realizzazione. I sistemi accessori sono simili a quelli adottati per le altre tipologie.

In diretta relazione alla vasca di accumulo, sta la sala pompe o stazione di pompaggio, dove sono ospitate le pompe automatiche con tutti i necessari accessori e che si presenta come una componente essenziale per il funzionamento dei sistemi di alimentazione a vasca di accumulo.

La UNI EN 12845:2007 “Installazioni fisse antincendio. Sistemi automatici a sprinkler. Progettazione, installazione e manutenzione”.

All’interno della UNI EN 12845 sono presenti punti relativi al corretto posizionamento dell’impianto:

  • La stazione di pompaggio deve essere ubicata in uno specifico vano compartimentato, almeno REI 120, e avere almeno una parete attestata su spazio scoperto;
  • Nel caso di impianti con idranti, la UNI 10779, consente, in casi specifici, l’ubicazione del gruppo in locali comuni ad altri impianti tecnologici; purché caratterizzati da carico d’incendio minore di 100 MJ/mq (5,4 kg legna, eq/mq),
  • La temperatura interna non deve scendere sotto i +4°C se presenti solo elettropompe e non sotto i +10°C se presenti motopompe. L’areazione dei locali deve consentire una temperatura massima di +40°C anche quando i motori funzionano a pieno carico;
  • Dimensionamento dell’impianto;
  • Tipologia delle pompe da utilizzare nei gruppi di spegnimento, con riferimento anche alla norma EN 12259-12 che definirà i criteri costruttivi e prestazionali delle pompe ed introdurrà l’obbligo, anche per le pompe, della certificazione e conseguente marcatura CE.

Nella norma UNI EN 12845 si fa riferimento anche ad alcune classi di pericolo, di seguito descritte, in base alle quali vengono tabellate le caratteristiche di portata e prevalenza che le pompe devono soddisfare:

  • LH = pericolo lieve; riferito ad attività che presentano basso carico d’incendio, bassa combustibilità e con compartimenti antincendio non più grandi di 126 mq con una resistenza al fuoco di almeno 30 minuti;
  • OH = pericolo ordinario, suddiviso in quattro gruppi, si riferisce ad attività che presentano alto carico di incendio, alta combustibilità ed in grado di sviluppare in brevi tempi un violento incendio;
  • HHP = pericolo alto reparto di processo;
  • HHS = pericolo alto reparto di stoccaggio, riferito a depositi di materiali nei quali l’altezza di magazzinaggio eccede determinati limiti descritti dalla norma.

Un punto molto importante che si pone sempre nella progettazione delle stazioni di pompaggio antincendio realizzate mediante insieme di riserva idrica e sala pompe è la definizione del Lay-out (posizionamento) della sala pompe in relazione alla riserva idrica, da cui dipende in modo diretto la scelta dell’unità di pompaggio.

Infatti la sala pompe può essere realizzata applicando uno dei seguenti schemi:

  • Sala pompe complanare alla riserva idrica, entrambe fuori terra;
  • Sala pompe complanare alla riserva idrica, entrambe interrate;
  • Sala pompe sovrapposta alla riserva idrica.

La soluzione della sala pompe complanare alla riserva idrica, entrambe fuori terra risulta la soluzione tecnica migliore e più conveniente dal punto di vista economico; non è soggetta ad allagamenti causati da perdite da tubazioni ed è facilmente assicurabile un’adeguata ventilazione. Inoltre si ha il vantaggio, proprio per la complanarità, di poter installare pompe centrifughe ordinarie, operanti sotto battente.

Nella soluzione della sala pompe complanare alla riserva idrica, entrambe interrate devono essere risolte tutte una serie di problematiche che complicano la semplicità e l’affidabilità del funzionamento. Queste complicazioni sono, il rischio di allagamento da perdite dalle tubazioni proprie e da tracimazione, la difficoltà di accesso ed uscita in caso di emergenza e la realizzazione di un adeguato sistema di ventilazione.

La soluzione della sala pompe sovrapposta alla riserva idrica, quando la riserva idrica è interrata, questa risulta essere una soluzione funzionale a patto che si adottino pompe verticali, con giranti immerse e motore esterno.

La norma UNI 12845 ammette sia l’installazione di pompe di tipo sommerso monoblocco, con motore immerso, sia l’installazione di pompe orizzontali aspiranti in depressione (non sotto battente) con apposito sistema di adescamento.

Entrambe le suddette soluzioni sono di gran lunga meno raccomandabili della prima, a causa della relativa criticità delle apparecchiature che sono di manutenzione difficoltosa, le prime, e di funzionamento troppo complesso per essere affidabili, le seconde.

Pomp centrifuga stazione di pompaggioUna prima grande novità dalla nuova norma UNI EN 12845 riguarda proprio la tipologia delle pompe antincendio.

Si richiede infatti che:

  • Dovunque è possibile, si devono utilizzare pompe centrifughe ad asse orizzontale installate sotto battente e, se non fattibile si possono utilizzare pompe orizzontali soprabattente o pompe verticali a flusso assiale;
  • Le installazioni sopra-battente e con pompe sommerse dovrebbero essere evitate ed usate solo dove non praticabile un’installazione sottobattente.

In considerazione di ciò, la norma ha sancito quali tipi di pompe devono essere usati e per quali altri se ne sconsiglia l’adozione.

Sulla base della domanda idrica del sistema, occorre scegliere la o le unità di pompaggio in funzione delle caratteristiche della sala pompe, della riserva idrica e del livello di affidabilità dell’alimentazione idrica che si vuole conseguire. Quest’ultimo punto è in particolare importante in quanto tenuto in considerazione un po’ da tutte le normative antincendio: la sistemazione base di una riserva idrica, con capacità più o meno prossima alla domanda complessiva del sistema, ed una unità di pompaggio diesel od elettrica, viene di solito considerata un’alimentazione di tipo ordinario o singolo.

Anche se la norma UNI EN 12845:2009 prevede 4 tipi di alimentazioni idriche, al contrario delle due della vecchia UNI 9490, è possibile comunque restringere a solamente due, le soluzioni possibili di alimentazione prevedendo un’alimentazione di tipo ordinario quando si utilizza una solo pompa, ed un’alimentazione di tipo superiore quando si utilizzano due pompe tali che possano funzionare in modo indipendente una dall’altra.

Alimentazione di tipo singolo, è quella che prevede che il rifornimento idrico provenga da una delle seguenti alternative:

  • Collegamento ad un acquedotto;
  • Collegamento ad un acquedotto con una o più pompe di surpressione;
  • Serbatoio a pressione;
  • Serbatoio a gravità;
  • Serbatoio ad accumulo o una fonte inesauribile con una o più pompe.

Alimentazione superiore di tipo singolo, quando si hanno a disposizione rifornimenti idrici più affidabili.

Le possibilità sono le seguenti:

  • Un tronco di acquedotto alimentato da entrambe le estremità che deve rispettare una serie di condizioni;
  • Un’alimentazione di tipo doppio, costituita da due alimentazioni singole dove ognuna è indipendente dall’altra. Ogni alimentazione deve rispettare determinate caratteristiche di flusso e di pressione;
  • Un’alimentazione di tipo combinato, quando è costituito da alimentazioni superiori di tipo singolo o di tipo doppio, progettate per alimentare più di un sistema antincendio, come nel caso delle installazioni combinate con un impianto ad idranti e un impianto sprinkler. 

Il problema successivo è quello relativo al numero di unità da specificare; anche se qui la soluzione ideale è quella che vede un singolo gruppo dimensionato per l’intera domanda idrica dell’impianto, e un gruppo di scorta o riserva con il medesimo dimensionamento in modo da ottenere una riserva al 100% della capacità nominale.

Non si registrano altri requisiti, soprattutto a livello europeo, per la scelta delle pompe. Non vanno però dimenticati alcuni requisiti che si possono definire di buona tecnica e vanno quindi rispettati, di seguito elencati:

  • Il rispetto del NSPH (net positive suction head – battente netto positivo in aspirazione) tipica della pompa adottata, è una verifica che deve confermare in qualsiasi momento l’accordo fra la pressione netta disponibile all’imbocco della pompa e la caratteristica di NSPH che la pompa richiede;
  • La velocità di rotazione che dovrebbe essere del 15 – 20% inferiore alla velocità massima raggiungibile, al fine di poter contare in un possibile innalzamento della potenza;
  • Le caratteristiche del quadro elettrico di controllo e di avviamento dei suoi singoli componenti;
  • La disponibilità di parti di ricambio in modo da minimizzare i tempi di fermo esercizio dell’impianto di spegnimento antincendio.

Per quanto riguarda la scelta fra pompa con unità elettrica o diesel, questa sembra essere piuttosto semplice, ma deve essere affrontata con scrupolo nell’intento di realizzare la scelta migliore.

Si parte dal presupposto che la pompa elettrica rappresenta sicuramente la soluzione migliore, constatato il maggior livello di affidabilità rispetto alla pompa diesel, sia dal punto di vista della semplicità dell’avviamento, sia dal punto di vista della continuità dell’erogazione di potenza, a condizione che sia disponile l’alimentazione elettrica.

La scelta della pompa diesel è preferibile invece, quando le potenze richieste sono superiori al centinaio di chilowatt e la distanza fra la cabina elettrica e la sala pompe è superiore ai 100 metri.

Serbatoio impianto di pompaggioNell’installazione di una pompa elettrica è bene verificare le classiche protezioni di carico, che sono invece tipiche dell’utilizzo industriale dei motori, e che sono volte ad evitare il guasto delle apparecchiature, proteggendole appunto contro i sovraccarichi, ma che possono procurare esclusioni dell’alimentazione elettrica non appropriate per un sistema antincendio.

Raramente gli impianti di pompaggio che utilizzano unità elettriche sono accoppiati da generatori diesel, in funzione di alimentazione elettrica di emergenza. Questa soluzione infatti somma le incertezze di avviamento del gruppo di pompaggio, con quelle tipiche del gruppo diesel di generazione. Alternativa valida per impianti di pompaggio di limitate dimensioni può essere l’utilizzo di gruppi di continuità che possono garantire l’alimentazione fino ad alcune decine di chilowatt.

In un sistema di pompaggio antincendio UNI EN 12845, nei casi di “Alimentazioni idriche superiori o doppie”, non più di una pompa di alimentazione deve essere azionata da motore elettrico (punto 10.2). Quindi su questi sistemi di alimentazione idrica, per un gruppo con più pompe, solo una è azionata da motore elettrico, le altre devono essere azionate da motore diesel.

Manutenzione

Se la verifica funzionale della stazione di pompaggio è essenziale per poter considerare un’alimentazione idrica come efficiente e funzionale, la sua verifica nel tempo è forse di ancora maggiore importanza in quanto è proprio nel tempo che si possono verificare le maggiori disfunzioni.

Come spesso viene sottolineato, i sistemi antincendio sono sistemi “stand by” che devono dare la loro prestazione solo nel momento in cui essa è richiesta e non possono essere, in quel momento, fuori servizio. Essi devono essere in quel momento, e solo in quel momento, disponibili.

Trattandosi i gruppi di pompaggio e le alimentazioni idriche antincendio di impianti non destinati al funzionamento ma ad un costante stato di “attesa”, i sistemi di sicurezza non possono essere definiti in termini di probabilità di guasto ma bensì in termini di disponibilità ad entrare in funzione quando richiesto.

Per garantire la disponibilità dei sistemi di sicurezza devono essere posti in atto tutta una serie di controlli periodici sia strumentali sia procedurali.

Alle verifiche periodiche deve poi fare riscontro una manutenzione periodica più approfondita, su base semestrale come prescritto oltre che a livello legislativo dal d.lgs. n.81 del 2008, dal D.P.R n.37 del 1998 art.5 e dal D.M 10.03.98 art.4, anche dalle norme UNI applicabili, che nel nostro caso è la UNI EN 12845.

La UNI EN 12845 definisce con chiarezza in cosa consiste la manutenzione periodica delle alimentazioni idriche e stazioni di pompaggio in particolare; essa è organizzata secondo le periodicità di controllo ed ha un posto di rilievo il ruolo della “sorveglianza” che deve essere esercitata costantemente dal titolare dell’attività circa l’efficienza, o meglio la “disponibilità” dell’alimentazione idrica.

Tale manutenzione periodica, deve essere eseguita da una società specializzata che deve includere, almeno una volta all’anno, anche l’intervento specialistico da parte di un motorista che possa garantire la manutenzione dei gruppi diesel dove previsti.

Ai sensi della UNI 12845 è l’utente che deve eseguire un programma di ispezione e controlli, predisporre un programma di prova, assistenza e manutenzione, nonché provvedere affinché il programma di prova, assistenza e manutenzione, venga eseguito per contratto dall’installatore del sistema o da un’azienda ugualmente qualificata.

Tale programma di manutenzione ha cadenza settimanale, mensile, trimestrale, semestrale, annuale, triennale e decennale; tra gli aspetti più importanti da monitorare per un’adeguata manutenzione dell’impianto antincendio, citiamo:

  1. CONTROLLO SETTIMANALE: inerente le letture di pressione dei manometri sugli impianti e condotte principali; i livelli dell’acqua nei serbatoi di accumulo e adescamento; la posizione corretta delle valvole di intercettazione. Le prove sulle pompe automatiche devono comprendere: controllo dei livelli di carburante e olio lubrificante dei motori diesel; riduzione della pressione dell’acqua sul dispositivo di avviamento simulando in questo modo la condizione di avviamento automatico; quando la pompa si avvia, controllare e registrare la pressione di avviamento. In seguito alla prova di avviamento del motore diesel, farlo funzionare per 20 minuti, fermarlo e provare il riavvio utilizzando il pulsante di prova dell’avviamento manuale. Durante la prova del motore, è necessario eseguire un’ispezione generale per rilevare eventuali perdite di carburante, liquido refrigerante o fumi di scarico.
  1. CONTROLLO MENSILE: controllare il livello e la densità dell’elettrolito delle batterie. Se la densità è bassa deve essere controllato il caricabatterie e, se questo sta funzionando correttamente, la batteria o le batterie interessate devono essere sostituite.
  1. CONTROLLO TRIMESTRALE: verificare l’avviamento automatico delle pompe e i valori di pressione e portata misurati. Tali valori non devono essere inferiori a quelli nominali e ogni eventuale variazione deve essere registrata.
  1. CONTROLLO ANNUALE: ciascuna pompa di alimentazione deve essere provata nella condizione di pieno carico (mediante il collegamento della linea di prova collegata alla mandata della pompa a valle della valvola di non ritorno) e deve fornire i valori di pressione/portata indicati sulla targa della pompa. Si deve adeguatamente tener conto delle perdite di pressione nella tubazione di alimentazione e nelle valvole tra la risorsa d’acqua e ciascun gruppo stazione di controllo. Controllare l’allarme di mancato avviamento. Immediatamente dopo questa verifica il motore diesel deve essere avviato utilizzando il sistema di avviamento manuale.
  1. CONTROLLO TRIENNALE: tutte le valvole di intercettazione e di non ritorno devono essere esaminate e sostituite o revisionate se necessario.

 

Tabella A – Prospetto scadenze manutenzione alimentazioni idriche e gruppi di pompaggio

 

ALIMENTAZIOI IDRICHE E GRUPPI DI POMPAGGIO 1.CONTROLLO 2.CONTROLLO  3.CONTROLLO  4.CONTROLLO 5.CONTROLLO
Alimentazioni idriche 1 settimana 1 mese 3 mesi 1 anno 3 anni
Gruppi di pompaggio 1 settimana 1 mese 3 mesi 1 anno 3 anni

 

Dopo ogni procedura di ispezione, controllo, prova, assistenza o manutenzione, l’impianto, qualsiasi pompa automatica, il serbatoio a pressione e serbatoio a gravità devono essere riportati nelle corrette condizioni di funzionamento.

È responsabilità dell’utente accertarsi che tutti i controlli, le verifiche e le operazioni di manutenzione vengano regolarmente documentate e registrate, custodendo i documenti in apposito registro tenuto nel fabbricato.

Di seguito è riportata la scheda tecnica contenente le operazioni di manutenzione da porre in essere per le alimentazioni idriche antincendio e i gruppi di pompaggio.

Proprio come accade per la custodia del Registro dei Controlli da parte dell’utente, che ne è responsabile a tutti gli effetti; anche per le attività di manutenzione dell’alimentazioni idriche e gruppi di pompaggio che devono essere svolte nel rispetto di tutte le operazioni previste dalla UNI EN 12845 da parte dei tecnici manutentori, la responsabilità maggiore resta comunque dell’azienda o del titolare della medesima a cui spetta la decisione più importante, e cioè la scelta della società a cui affidare le attività di manutenzione sulle proprie attrezzature ed impianti antincendio.

A tal proposito va sottolineato come il d.lgs. 81/2008 prevede che al momento dell’affidamento del servizio di manutenzione delle attrezzature e degli impianti antincendio è importante verificare l’idoneità tecnico-professionale dell’impresa come previsto all’articolo 26 del d.lgs. n.81/2008 “Indicazioni pratiche per eseguire la verifica dell’idoneità tecnico-professionale” e all’articolo 27 del d.lgs. n.106/2009, relativo alla qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi.

L’articolo 26 del d.lgs. n.81/2008 prevede che il committente dovrà limitarsi a richiedere all’impresa affidataria del servizio di manutenzione delle attrezzature ed impianti antincendio questi due documenti:

  • Il Certificato di iscrizione alla camera di commercio;
  • L’Autocertificazione di possesso dei requisiti di idoneità tecnico-professionali.

La sola ipotesi che, in caso di infortunio, il magistrato possa accontentarsi della richiesta di questi due documenti per non attribuire un’eventuale culpa in eligendo (“colpa nella scelta”) al committente è semplicemente risibile. Già in passato la giurisprudenza ha avuto modo di affermare come questa verifica debba essere sostanziale, non meramente formale.

In effetti di sostanziale nel certificato e nell’autocertificazione richiesta all’articolo 26 c’è solo la carta su cui vengono stampate le autocertificazioni e il certificato, dato che nessuno dei due documenti richiesti è in grado di dare altra informazione che vada oltre la semplice constatazione che l’impresa è abilitata ad operare, ma nulla sappiamo sulla sua capacità di saper operare e, soprattutto, di saper operare in sicurezza, fine ultimo della verifica dell’idoneità tecnico-professionale.

Vediamo allora come integrare questi documenti con ulteriori richieste che possono essere utili al datore di lavoro/committente per fare un buona verifica dell’idoneità tecnico professionale dell’impresa a cui affidare il servizio di manutenzione.

  • DURC – Documento Unico di Regolarità Contributiva. Il DURC garantisce che l’impresa sia in regola con il versamento dei contributi obbligatori, sollevando per altro il committente dalla responsabilità solidale, vigente anch’essa, riguardo al mancato pagamento delle retribuzioni e dei contributi previdenziali ed assicurativi.
  • Dichiarazione dell’organico medio-annuo ed organigramma dell’impresa. Questa dichiarazione ha la finalità di verificare l’effettiva forza lavoro dell’impresa e le sue capacità organizzative, comprendenti per esempio, la presenza di preposti e/o dirigenti in grado di vigilare sulla sicurezza dei lavori affidati all’impresa.
  • Nominativi delle figure della sicurezza (RSPP – RLS – Medico Competente) e copie degli attestati di avvenuta formazione. Questi documenti garantiscono che l’impresa ha effettivamente adempiuto ai requisiti di base della normativa in materia di sicurezza. La conoscenza di tali nominativi sarà in ogni caso utile nella successiva fase di redazione del DUVRI.
  • Curriculum dell’impresa. Un curriculum per accertare l’esperienza dell’impresa che contenga l’elenco dei servizi di manutenzione delle attrezzature ed impianti antincendio, eseguiti negli ultimi tre anni.
  • Relazione degli infortuni e delle malattie professionali dichiarate negli ultimi tre anni: è questo un dato molto rilevante poiché caratterizza fortemente la tendenza infortunistica dell’impresa.
  • Possesso di una certificazione BS OHSAS 18001 – Sistema di gestione per la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. E’ una certificazione rilasciata da un organismo di certificazione accreditato che attesta che l’impresa è in possesso di un modello di organizzazione e di gestione di cui all’articolo 30 del d.lgs. n. 81/2008, esimente dalla responsabilità amministrativa delle imprese.
  • Attestati di formazione dei lavoratori ed elenco dei dispositivi di protezione individuali. Atto a verificare il rispetto da parte dell’impresa degli adempimenti di base previsti dalla norma.
  • Elenco delle macchine ed attrezzature che l’impresa intende impiegare per lo svolgimento del lavoro, dichiarazione se esse sono di proprietà o meno dell’impresa e presenza o meno del marchio CE, simile elenco è anch’esso indice della professionalità dell’impresa e della sua capacità di saper prevedere con quali modalità svolgere il lavoro che le sarà assegnato. Inoltre, in alcuni casi, il possesso di alcune macchine o attrezzature, che sono state in passato oggetto di importanti investimenti per l’impresa, potrebbe servire a giustificare il costo più o meno basso dell’offerta economica presentata, dato che se esso è già stato ammortizzato, l’impresa sarà in grado di fare offerte più basse rispetto alla concorrente che dovrà provvedere al suo noleggio.
  • Riduzione premio INAIL. Copia della lettera di riduzione del premio infortunistico INAIL nel primo biennio di attività o, in alternativa, dopo il primo biennio ai sensi degli artt. 20 e 24 – Modalità di Applicazione della Tariffa dei premi INAIL – approvata con D.M. 12 dicembre 2000 (per le imprese soggette al D.P.R. 602/1970, tale riduzione può essere applicata solo per i dipendenti).
  • Provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale. Dichiarazione che attesti che l’impresa non ha subito provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale previsti dall’articolo 14 del D.lgs. n. 81/2008 (per utilizzo di manodopera non regolare o per gravi e reiterate violazioni della disciplina in materia di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro.
  • Gestione rifiuti. Dichiarazione che attesti il rispetto delle disposizioni previste dal d.lgs. n.152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale”.

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