Reti Idranti

Descrizione e applicazione

L’esistenza di una rete antincendio con idranti, rappresenta da sempre uno dei requisiti di base della protezione contro l’incendio di persone e cose.

Alla rete idrica antincendio con idranti sono poi spesso collegati altri sistemi di controllo ed estinzione degli incendi che utilizzano l’acqua come agente estinguente principale.

La finalità principale di una rete di idranti è quella di “fornire acqua in quantità adeguata per combattere, tramite gli idranti e i naspi ad essa collegati, l’incendio di maggiore entità ragionevolmente prevedibile nell’area protetta” e deve inoltre rispondere alle esigenze di controllo dell’incendio nei suoi momenti fondamentali di “principio incendio” e di “incendio diffuso”.

Il caso più comune di rete idrica antincendio è quella che alimenta gli idranti interni e/o esterni al servizio di una determinata attività.

La rete di idranti è costituita da un sistema di tubazioni fisse per l’alimentazione idrica e può essere collegata ad una o più alimentazioni idriche mediante un collettore. Sulle tubazioni ovviamente sono poi derivati uno o più idranti antincendio, idranti a muro e naspi, idranti soprassuolo e sottosuolo, idranti costituiti da un attacco unificato dotato di valvola d’intercettazione ad apertura manuale, etc.

Inoltre la rete idranti deve essere corredata di uno o più attacchi di mandata per le autopompe dei Vigili del Fuoco (Attacchi Motopompa), costituiti da una valvola di intercettazione ed una di non ritorno e provvisti altresì di attacchi unificati per tubazioni flessibili antincendio (Manichette). Tali attacchi hanno una funzione di alimentazione idrica sussidiaria e devono comprendere: uno o più bocche di immissione UNI 70 a girello con filtro, per evitare l’entrata nella rete di corpi estranei, una valvola di intercettazione che consenta l’intervento sui componenti senza svuotare l’impianto, una valvola di non ritorno o altro dispositivo il cui fine è quello di evitare la fuoriuscita dell’acqua dall’impianto in pressione.

Le alimentazioni idriche devono essere realizzate in maniera tale da mantenere sempre efficiente e funzionante l’impianto, assicurando in qualsiasi momento le dimensioni tipiche del sistema in termini di portata idrica, pressione e durata richieste.

La norma UNI 10779:2014 specifica i requisiti costruttivi e prestazionali minimi da soddisfare nella progettazione, installazione ed esercizio degli impianti idrici di estinzione incendi permanentemente in pressione, destinati all’alimentazione di idranti e naspi antincendio. Tali requisiti, in assenza di specifiche disposizioni legislative, sono fissati in relazione alle caratteristiche dell’area da proteggere.

La più recente novità è il riferimento ai componenti del sistema che, ove applicabile, sono ormai tutti di tipo conforme alle norme europee con la marcatura CE e, le operazioni da eseguire per la manutenzione della rete idranti, che sono elencate in dettaglio, con particolare riferimento per quelle operazioni di controllo periodico che sono state ritenute essenziali per garantire l’efficienza della rete idrica.

Inoltre la norma introduce il criterio della distinzione fra protezione interna ed esterna agli edifici, considerando la rete idranti come un vero e proprio sistema fisso di protezione contro l’incendio, avente una sua organica costituzione.

La presente norma si applica agli impianti da installare o da modificare, a seguito della valutazione del rischio di incendio, nelle attività sia civili sia industriali ad esclusione dei seguenti casi:

  • Edifici con altezza in gronda, superiore a 45 metri;
  • Attività esistenti all’aperto perché vi è il pericolo che il gelo possa creare problemi di funzionalità;
  • Casi in cui è consentita la connessione diretta della rete con quella idrica a servizio dell’attività.

Le tubazioni per le reti idranti sono ben specificate in un discreto campo di possibili materiali, la cui selezione spetta al progettista in funzione delle caratteristiche effettive delle aree da proteggere. Per quanto concerne le tubazioni di alimentazioni della rete interna, viene confermata la limitazione alle sole tubazioni metalliche già ribadita dalla norme sullo sprinkler, avendo in particolare vietato l’installazione delle tubazioni incassate a pavimento o a parete, ad eccezione dei brevi tratti che servono un solo apparecchio. La scelta pertanto per le tubazioni aeree è limitata alle tubazioni in acciaio, acciaio inox ed eventualmente in rame. Ciascuna tubazione andrà installata in conformità al proprio standard di riferimento e dovrà utilizzare raccordi e giunzioni con essa compatibili.

Per le tubazioni interrate la scelta dei materiali è un po’ più articolata, dovendosi tenere conto anche della resistenza alla corrosione e ai movimenti del terreno. In questo caso le tubazioni in materiale non ferroso sono ritenute le migliori, ma anche quelle in acciaio rivestite con juta o bitume o ancora le tubazioni in ghisa costituiscono una valida alternativa.

Vale infine la pena ricordare l’importanza di scegliere opportunamente le valvole di intercettazione: non sono infatti ammesse dalla norma le valvole che non danno indicazione del loro stato di apertura/chiusura; le valvole a volantino senza vite esterna, le valvole a globo ed in genere le valvole aventi movimento interno che non consente di individuarne la condizione.

L’installazione di una rete idrante comporta che le tubazioni debbano essere installate tenendo conto dell’affidabilità che il sistema deve offrire; la chiusura ad anello dei collettori principali e l’installazione di valvole di intercettazione in posizioni opportune costituiscono uno dei criteri per il raggiungimento del livello di affidabilità richiesto al sistema.

Le tubazioni di una rete idranti devono poter essere svuotate senza dovere necessariamente smontare i suoi componenti più significativi e non devono essere esposte a danneggiamenti. Anche il gelo è un problema da non sottovalutare, infatti nei luoghi in cui la temperatura invernale può scendere sotto lo zero, è necessario che le tubazioni, ove non sia possibile fare diversamente, risultino protette opportunamente contro questo pericolo con materiali coibenti.

Le reti idranti da installare in zone definite sismiche di grado I°, II° e III° devono essere tali da resistere ai movimenti tellurici senza subire rotture.

Quando le tubazioni della rete idranti attraversano strutture verticali e orizzontali dell’edificio devono essere attuate le necessarie precauzioni volte ad evitare le deformazioni delle tubazioni o il danneggiamento degli elementi costruttivi derivanti da dilatazioni o da cedimenti strutturali. In ogni caso i sostegni delle tubazioni della rete devono essere non combustibili, i collari devono risultare chiusi attorno ai tubi e non devono essere usati sostegni aperti.

Nella norma sono indicati i diametri, la sezione e lo spessore che devono avere i sostegni.

Per quanto attiene agli idranti sottosuolo questi devono essere adeguatamente segnalati e non è possibile ostacolarne in alcun modo l’utilizzo.

Gli idranti soprassuolo devono essere posti ad una distanza massima tra loro non superiore a 60 metri e la loro distanza massima dalle pareti perimetrali esterne degli edifici deve essere compresa tra i 5 e i 10 metri.

Riguardo agli idranti a muro (complessi idrante), questi devono essere installati in maniera che ogni complesso sia in grado di proteggere non più di 1000 metri quadri e che ogni punto dell’aria protetta disti al massimo 20 metri da esso. 

Manutenzione

La manutenzione delle reti idranti è prevista dal d.lgs. n.81 del 2008Testo unico sulla salute e sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori nei luoghi di lavoro. In particolare detto decreto prevede che “gli interventi di manutenzione ed i controlli sugli impianti e sulle attrezzature di protezione antincendio devono essere effettuate nel rispetto delle disposizioni legislative e regolamentari vigenti, delle norme di buona tecnica emanate dagli organismi di normalizzazione o europei o, in assenza di dette norme di buona regola tecnica, dalle istruzioni fornite dal fabbricante e/o installatore.

Oltre che in accordo con il d.lgs. n.81 del 2008, la manutenzione delle reti idranti è da effettuare soprattutto in accordo con il D.M. 10.03.98 e la norma UNI 671-1:2012, UNI 671-2:2012 e UNI 671-3:2009. 

La Norma UNI 10779:2014, unita alla norma EN 671-3 sulla manutenzione di idranti e naspi, ed alla norma UNI EN 12845:2009 che contiene la manutenzione delle alimentazioni idriche e delle stazioni di pompaggio, costituisce un insieme completo per la gestione e la manutenzione delle reti idranti.

Nella UNI 671-3 viene indicata la periodicità degli interventi e le modalità d’esecuzione della manutenzione, che viene esplicitata attraverso 4 fasi: 

  • Sorveglianza: controlli regolari di tutti i naspi e idranti a muro che devono essere effettuati da parte della persona responsabile, o di un suo rappresentante, ad intervalli che dipendono da condizioni ambientali e/o dal rischio di incendio per accertarsi che:
    • Le attrezzature siano posizionate correttamente;
    • Siano accessibili senza ostacoli, visibili chiaramente ed abbiano istruzioni d’uso leggibili;
    • Non presentino segni di deterioramento, corrosione o perdite;
    • Siano provviste di tutti i componenti;
    • Non presentino anomalie, in caso contrario segnalare eventuali anomalie agli addetti alla prevenzione incendi.
  • Controllo: consiste in una verifica semestrale atta a verificare che le istruzioni d’uso siano chiare e leggibili, la localizzazione sia chiaramente segnalata, i ganci per il fissaggio atti allo scopo siano fissi e saldi, non vi siano segni di danneggiamento nella cassetta e che i portelli della stessa si aprano agevolmente. Si deve verificare il funzionamento degli attacchi per autopompa controllando che le valvole d’intercettazione e di mandata siano di facile manovrabilità e si deve lasciare la valvola d’intercettazione in posizione aperta con il ripristino di eventuali sigilli. Per gli idranti soprassuolo e sottosuolo si deve verificare che le valvole siano di facile manovrabilità e che i tappi di chiusura siano facilmente apribili. Verificare che il contenuto delle cassette a corredo d’idranti sia completo di tutti i componenti necessari al corretto utilizzo dello stesso.
  • Collaudo funzionale: è volto a dimostrare la capacità del sistema di erogare come minimo le quantità d’acqua di progetto alle pressioni in esso specificate. Consiste in un intervento annuale durante il quale, oltre alle operazioni previste per il controllo, si verifica l’integrità della manichetta in tutta la sua lunghezza tramite prova a pressione di rete. La tubazione deve essere controllata in tutta la sua lunghezza per rilevare eventuali screpolature, deformazioni, logoramenti o danneggiamenti. Qualora la tubazione presenti qualsiasi difetto deve essere sostituita o collaudata alla pressione d’esercizio di 1,2 MPa. A questa verifica si aggiunge anche il controllo che tutti i rami del sistema, soprattutto quelli terminali non inclusi in qualche anello, siano efficienti. Quest’ultimo controllo prevede l’apertura di tutti gli idranti terminali con misurazione della pressione e della portata in essi raggiunta. Infine per le reti chiuse ad anello, può essere molto importante eseguire un controllo sulle perdite di carico che la rete presenta nella sua estensione completa. Questo controllo richiede di poter operare su un tratto di tubazione che presenti perdite di carico apprezzabili; pertanto viene di solito eseguito intercettando un ramo di una rete ad anello e flussando acqua dall’idrante che si viene a trovare alla fine dell’anello rispetto all’alimentazione. Si misura la portata, tramite tubo di Pirot e la pressione in partenza dalla stazione di pompaggio o dall’alimentazione in genere, ed in corrispondenza dell’idrante aperto. Se la perdita di carico è superiore a quella calcolata, occorre ricercare eventuali ostruzioni o valvole parzialmente intercettate che creano la maggiore perdita.
  • Collaudo: è volto a dimostrare l’integrità complessiva del sistema e la sua capacità di resistere alla pressione. Ogni 5 anni (60 mesi) tutte le tubazioni flessibili (idrante) e semirigide (naspi), devono essere sottoposte a prova idrostatica alla pressione di 1,2 MPa.

Tabella A – Prospetto scadenze manutenzione reti idranti.

TIPO IDRANTE TEMPO MASSIMO CONTROLLO TEMPO MASSIMO COLLAUDO FUNZIONALE TEMPO MASSIMO COLLAUDO 1,2 MPa
Impianto rete idrante 6 mesi 12 mesi
Idrante a colonna 6 mesi 12 mesi
Idrante sottosuolo 6 mesi 12 mesi
Idrante a parete 6 mesi 12 mesi Tubazione (60 mesi)
Naspo 6 mesi 12 mesi Tubazione (60 mesi)
Attacco motopompa V.V.F. 6 mesi 12 mesi

 

Viene inoltre individuato nella figura dell’utente, il responsabile del mantenimento delle condizioni di efficienza dell’impianto (responsabilità) il quale, ricevuta comunicazione scritta da parte del manutentore sulla messa in efficienza dell’impianto, provvede affinché venga effettuata:

  1. la sorveglianza: verifica dell’integrità, completezza dell’equipaggiamento e possibilità di accesso delle apparecchiature;
  2. la manutenzione periodica semestrale: eseguita, in conformità alla UNI EN 671-3 ed alle istruzioni contenute nel manuale d’uso, da personale competente e qualificato;
  3. la verifica periodica: esecuzione delle operazioni previste per il collaudo degli impianti, al fine da accertare la funzionalità e la conformità alla norma, da parte di tecnico competente.

I controlli, le verifiche, gli interventi di manutenzione, che vengono effettuati, devono essere annotati nell’apposito Registro dei Controlli a cura dei responsabili dell’attività. Tale registro deve essere mantenuto aggiornato e reso disponibile ai fini dei controlli di competenza del comando dei VV.F.

Di seguito è riportata la scheda tecnica contenente le operazioni di manutenzione da porre in essere per gli impianti di rete idranti. 

Proprio come accade per la custodia del Registro dei Controlli da parte dell’utente, che ne è responsabile a tutti gli effetti; anche per le attività di manutenzione per gli impianti di rete idranti che devono essere svolte nel rispetto di tutte le operazioni previste dalla norme UNI da parte dei tecnici manutentori, la responsabilità maggiore resta comunque dell’azienda o del titolare della medesima a cui spetta la decisione più importante, e cioè la scelta della società a cui affidare le attività di manutenzione sulle proprie attrezzature ed impianti antincendio.

A tal proposito va sottolineato come il d.lgs. 81/2008 prevede che al momento dell’affidamento del servizio di manutenzione delle attrezzature e degli impianti antincendio è importante verificare l’idoneità tecnico-professionale dell’impresa come previsto all’articolo 26 del d.lgs. n.81/2008 “Indicazioni pratiche per eseguire la verifica dell’idoneità tecnico-professionale” e all’articolo 27 del d.lgs. n.106/2009, relativo alla qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi.

L’articolo 26 del d.lgs. n.81/2008 prevede che il committente dovrà limitarsi a richiedere all’impresa affidataria del servizio di manutenzione delle attrezzature ed impianti antincendio questi due documenti:

  • il Certificato di iscrizione alla camera di commercio;
  • l’Autocertificazione di possesso dei requisiti di idoneità tecnico-professionali.

La sola ipotesi che, in caso di infortunio, il magistrato possa accontentarsi della richiesta di questi due documenti per non attribuire un’eventuale culpa in eligendo (“colpa nella scelta”) al committente è semplicemente risibile. Già in passato la giurisprudenza ha avuto modo di affermare come questa verifica debba essere sostanziale, non meramente formale.

In effetti di sostanziale nel certificato e nell’autocertificazione richiesta all’articolo 26 c’è solo la carta su cui vengono stampate le autocertificazioni e il certificato, dato che nessuno dei due documenti richiesti è in grado di dare altra informazione che vada oltre la semplice constatazione che l’impresa è abilitata ad operare, ma nulla sappiamo sulla sua capacità di saper operare e, soprattutto, di saper operare in sicurezza, fine ultimo della verifica dell’idoneità tecnico-professionale.

Vediamo allora come integrare questi documenti con ulteriori richieste che possono essere utili al datore di lavoro/committente per fare un buona verifica dell’idoneità tecnico professionale dell’impresa a cui affidare il servizio di manutenzione:

  • DURC – Documento Unico di Regolarità Contributiva. Il DURC garantisce che l’impresa sia in regola con il versamento dei contributi obbligatori, sollevando per altro il committente dalla responsabilità solidale, vigente anch’essa, riguardo al mancato pagamento delle retribuzioni e dei contributi previdenziali ed assicurativi;
  • Dichiarazione dell’organico medio-annuo ed organigramma dell’impresa. Questa dichiarazione ha la finalità di verificare l’effettiva forza lavoro dell’impresa e le sue capacità organizzative, comprendenti per esempio, la presenza di preposti e/o dirigenti in grado di vigilare sulla sicurezza dei lavori affidati all’impresa;
  • Nominativi delle figure della sicurezza (RSPP – RLS – Medico Competente) e copie degli attestati di avvenuta formazione. Questi documenti garantiscono che l’impresa ha effettivamente adempiuto ai requisiti di base della normativa in materia di sicurezza. La conoscenza di tali nominativi sarà in ogni caso utile nella successiva fase di redazione del DUVRI;
  • Curriculum dell’impresa. Un curriculum per accertare l’esperienza dell’impresa che contenga l’elenco dei servizi di manutenzione delle attrezzature ed impianti antincendio, eseguiti negli ultimi tre anni;
  • Relazione degli infortuni e delle malattie professionali dichiarate negli ultimi tre anni: è questo un dato molto rilevante poiché caratterizza fortemente la tendenza infortunistica dell’impresa;
  • Possesso di una certificazione BS OHSAS 18001 – Sistema di gestione per la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. E’ una certificazione rilasciata da un organismo di certificazione accreditato che attesta che l’impresa è in possesso di un modello di organizzazione e di gestione di cui all’articolo 30 del d.lgs. n. 81/2008, esimente dalla responsabilità amministrativa delle imprese;
  • Attestati di formazione dei lavoratori ed elenco dei dispositivi di protezione individuali. Atto a verificare il rispetto da parte dell’impresa degli adempimenti di base previsti dalla norma;
  • Elenco delle macchine ed attrezzature che l’impresa intende impiegare per lo svolgimento del lavoro, dichiarazione se esse sono di proprietà o meno dell’impresa e presenza o meno del marchio CE, simile elenco è anch’esso indice della professionalità dell’impresa e della sua capacità di saper prevedere con quali modalità svolgere il lavoro che le sarà assegnato. Inoltre, in alcuni casi, il possesso di alcune macchine o attrezzature, che sono state in passato oggetto di importanti investimenti per l’impresa, potrebbe servire a giustificare il costo più o meno basso dell’offerta economica presentata, dato che se esso è già stato ammortizzato, l’impresa sarà in grado di fare offerte più basse rispetto alla concorrente che dovrà provvedere al suo noleggio;
  • Riduzione premio INAIL. Copia della lettera di riduzione del premio infortunistico INAIL nel primo biennio di attività o, in alternativa, dopo il primo biennio ai sensi degli artt. 20 e 24 – Modalità di Applicazione della Tariffa dei premi INAIL – approvata con M. 12 dicembre 2000 (per le imprese soggette al D.P.R. 602/1970, tale riduzione può essere applicata solo per i dipendenti);
  • Provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale. Dichiarazione che attesti che l’impresa non ha subito provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale previsti dall’articolo 14 del d.lgs. n. 81/2008 (per utilizzo di manodopera non regolare o per gravi e reiterate violazioni della disciplina in materia di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro;
  • Gestione rifiuti. Dichiarazione che attesti il rispetto delle disposizioni previste dal d.lgs. n.152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale”;

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